La galleria di Bretto

La galleria di Bretto

La galleria di Bretto si trova a 240 metri sotto il cosiddetto livello zero e, con i suoi 4.844 metri di lunghezza, 2,5 metri di larghezza e 2 di altezza, collega la miniera a Log pod Mangrtom (o Mangartom), località slovena ubicata sul versante opposto del Passo del Predil e che si trova a 626 metri sul livello del mare (contro i 900 metri di Cave). I lavori di costruzione della galleria cominciarono nell’agosto del 1899 e terminarono nel giugno del 1905. La direzione mineraria aveva preparato i piani di traforo già nel 1895. L’ingegnere Alois Plasser, direttore generale della miniera, unitamente a un gruppo di esperti, fu tra i principali artefici del progetto. Costruita per consentire lo smaltimento delle acque circolanti nei livelli inferiori della miniera, la galleria fu ampliata durante la prima guerra mondiale e dotata di un trenino a trazione elettrica per consentire il transito di personale e materiale. Durante la Grande Guerra il tunnel fu utilizzato dagli Austriaci per il trasporto di truppe e materiale bellico. Si stima che dal tunnel transitarono circa 446.890 uomini e 240.000 tonnellate di viveri, munizioni e altro materiale necessario per le battaglie, tra le quali spicca quella di Caporetto (Kobarid). Nel secondo conflitto bellico, dopo la capitolazione dell’Italia, la miniera fu occupata dall’esercito tedesco che affidò ai carabinieri italiani il compito di presidiarne l’ingresso. I partigiani jugoslavi compirono due azioni di sabotaggio molto eclatanti che causarono una durissima rappresaglia da parte tedesca. Cessate le ostilità, la galleria di Bretto divenne confine di seconda categoria tra Jugoslavia e Italia e fu motivo di aspri conflitti politici e burocratici tra i due Paesi. La porta che separa il territorio italiano da quello, oggi, sloveno rimase chiusa per lunghi anni per poi essere riaperta di tanto in tanto. Con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea, anche quel confine è venuto meno.